Difficile trovare precedenti che possano pareggiare la débacle della candidatura di Roma a ospitare l’Esposizione Universale del 2030. Nel confronto con le altre due città in lizza, la capitale saudita Riad (119 voti) e la sudcoreana Busan (29), la Città Eterna ha raccolto la miseria di 17 preferenze. Courtesy CRA Carlo Ratti Associati for Expo 2030 Roma Al di là delle reazioni al limite dell’ingenuità del dopo voto (dal sindaco Gualtieri che parla di “sconfitta che fa male” all’ambasciatore Massolo per il quale “qualcosa non torna” nel plebiscito per i sauditi), sono le cifre dell’affare sfumato a rendere… Continua a leggere
Lavoro smart, fine dell’età industriale?
Fiat, sarà una primavera calda?
Sarà che non c’è più Sergio Marchionne, sarà che la congiuntura economica internazionale sta rapidamente peggiorando, sarà – infine – che la guerra ai diesel partita dagli Stati Uniti e arrivata all’Area B di Milano non poteva non mietere vittime tra i produttori. Una cosa è certa: la Fiat non se la passa benissimo. Le comunicazioni arrivate negli ultimi giorni e nelle ultime settimane dai vertici di Fca circa l’operatività degli stabilimenti (soprattutto italiani) sono molto più di un indizio, anche se non mancano elementi per restare ottimisti. E’ di ieri la notizia che a marzo ci saranno nuovi stop… Continua a leggere
America First funziona. Per ora
I dati sull’occupazione negli Stati Uniti, con i nuovi occupati cresciuti a ottobre di 250 mila unità la quota di senza lavoro scesa al 3,7% (praticamente nessuno, dato che ai corsi di macroeconomia uno dei primi concetti a essere spiegati è quello di disoccupazione frizionale, cioè sostanzialmente inevitabile per effetto della mobilità e vitalità sociale, e il dato di riferimento è 3%) rappresentano probabilmente il fattore più importante cui guardare per cercare di leggere, con un qualche anticipo, l’esito delle imminenti elezioni di midterm. Soprattutto, è utile guardare allo schema preparato dall’Ispi (qui sopra): crescita media del 2,6% annuo, 4… Continua a leggere
Sindrome giapponese
Il via libera al Documento programmatico di bilancio, che il governo italiano ha trasmesso alla Commissione europea e che prevede lo sforamento del rapporto deficit-Pil al 2,4%, e la notizia contestuale che arriva dagli Stati Uniti, dove il deficit nel 2018 ha raggiunto quota 779 miliardi di dollari (pari al 3,9% in rapporto con il Pil), sono due fatti che aprono la strada a una nuova riflessione sul ruolo pubblico in economia. Passata la sbornia degli anni Novanta e Duemila, quando persino gli ex dirigenti comunisti a un certo punto cominciarono a dirsi liberali, negli ultimi anni la tendenza della… Continua a leggere